Omaggio a Emanuele De Giorgio 6 maggio 2023

Omaggio ad Emanuele De Giorgio

Dopo l’ “Omaggio a Nicola Carrino”, la sezione di Taranto della Società di Storia Patria per la Puglia ha reso “Omaggio” all’artista Emanuele De Giorgio, martedì 6 giugno alle ore 17.00 nella civica biblioteca “Pietro Acclavio”. Dopo i saluti dell’avvocato Luigi Pignatelli, responsabile della civica biblioteca, Giovangualberto Carducci, presidente della sezione tarantina della Società di Storia Patria per la Puglia, ha introdotto i relatori Silvano Trevisani, scrittore, saggista, poeta e critico d’arte, l’avvocato Carlo Petrone e il prof. Antonio Basile.

Essi hanno messo in rilievo la personalità dell’artista, uomo schivo e attento alle cose dell’arte, ottimo artista e incisore di abilità sorprendente. “Il mondo di De Giorgio, scrive Domenico Purificato, è fatto di realtà e di umanità che egli ha descritto in modo semplice e piano ed è evidente che ha dipinto come lo sentiva, comunicando agli altri l’impegno morale e la sua onestà. Egli non ha mai giocato con certe immagini dell’originale, di cui è pervasa l’arte contemporanea. Al contrario, egli è stato un artista che, nello scarno catalogo contemporaneo, occupa un posto di rilievo”. 

L’opera di Emanuele De Giorgio, costituisce, nel panorama della pittura pugliese, un riferimento certo, essendo egli uno dei pochi artisti pieni di consapevolezza e che sanno procedere lungo il viaggio artistico senza agitarsi, proprio perché in possesso di una larga capacità di partecipazione morale, per non alludere al rigore che abitualmente presiede al suo lavoro, dovuto alla fervida e autentica coscienza artistica.

Giovangualberto Carducci, Silvano Trevisani ed Antonio Basile
Gianluigi Pignatelli, Carlo Petrone, Giovangualberto Carducci, Silvano Trevisani ed Antonio Basile
Annapaola Albanese, Carlo Petrone e Silvano Trevisani

Note biografiche su Emanuele De Giorgio

Emanuele De Giorgio (Grottaglie 16 marzo 1916-Taranto19 agosto del 1983).  Primogenito di Gioacchino e Pasqualina Peluso, apprese la passione per l’arte  nella bottega di Vitantonio Peluso, figlio d’arte e maestro figulino specializzato, come il padre Angelo nell’arte presepiara. In seguito, frequenta con profitto i corsi della Scuola d’Arte. Per meriti scolastici, nel 1931, Emanuele De Giorgio vinse il concorso per una borsa di studio per il primo corso della “Scuola del libro” di Urbino (Istituto di Belle Arti), dove fu allievo dei maggiori incisori italiani: Luigi Servolini, Francesco Carnevali e Leonardo Castellani. Le altre borse di studio furono assegnate a Salvatore Fiume e a Arnaldo Ciarrocchi. Completati gli studi e assolti gli obblighi militari nel 1938, De Giorgio fa ritorno a Grottaglie e intraprende la carriera di docente di discipline artistiche nella scuola secondaria, prima a Grottaglie e poi a Taranto. Nel 1946 insieme al cugino Angelo Peluso e ad altri valenti artisti espone nelle sale del Museo Archeologico di Taranto. In seguito, figura tra i pochi artisti locali invitati dal “Circolo di Cultura” a partecipare alla prima e alla seconda edizione del “Premio Taranto” (1951, 1952). Espone al “Maggio di Bari” nell’edizione del 1952 e nelle edizioni del 1955, del 1957 e del 1961. Considerando bene quello che è stato l’ambiente artistico-culturale pugliese dell’epoca, nel migliore dei casi un ambiente ossequiente ai “richiami all’ordine”, è meritevole, secondo Franco Sossi, “il fatto che De Giorgio, già sin da allora, mostrava un particolare impegno, una ricerca personale tendente ad esprimere un proprio mondo. Lo dimostra la prova che alle edizioni del “Premio Taranto”, la sua pittura aveva già un regime nuovo sia per sintesi coloristica che compositiva” Gli anni trascorsi a Urbino, scrive Silvano Trevisani, gli avevano aperto la mente a nuovi orizzonti culturali, l’esperienza del Premio Taranto lo persuase che bisognava combattere una battaglia d’avanguardia. E così quegli artisti che gli erano stati maestri nella sua Grottaglie diventavano il passato da superare, mentre proprio alcuni loro emuli e allievi erano coloro che avevano imbrattato i muri della città inneggiando al passato. 

Difficile combattere la buona battaglia in un ambiente così retrivo, che professava l’assoluto credo della tradizione classica senza aver mai neppure espresso, in questa direzione, nessun artista significativo. Eppure De Giorgio si buttò anima e corpo in questa missione, battendosi per fare di Taranto, ancora una volta, un centro vitale per l’arte italiana. Sono gli anni in cui La Galleria d’arte dell’E.P.T. di Taranto, pur non seguendo un programma organico di avvicendamento sui diversi aspetti dell’arte moderna, grazie all’opera appassionata del suo presidente Angelo Raffaele Cassano (al quale fu dedicata la galleria nel 1967) e di Emanuele De Giorgio, favorì grandi momenti di apertura verso le punte più avanzate dell’arte moderna. Ad Emanuele De Giorgio si devono le qualificate ed originali Biennali dell’incisione che suscitarono vivo interesse. 

Emanuele De Giorgio diventa in quegli anni un punto di riferimento non solo per tutti i giovani artisti che operano a Taranto e dintorni, e che si discostano dalla tradizione decorativa per sperimentare nuovi percorsi. 

In un ambito socio-economico che iniziava a nutrire malumori nei confronti dell’Italsider, grazie anche all’azione di rottura di non pochi artisti impegnati, quali Vittorio Del Piano, Michele Perfetti, Alfredo Giusto in particolare, Emanuele De Giorgio fu tra i primi a denunciare le “morti bianche” che avvenivano all’interno dello stabilimento. Del 1975 è infatti uno dei suoi lavori più significativi: Morti bianche al siderurgico, olio, cm 50 x 40. 

Tra le mostre antologiche organizzate in suo onore, significativa è quella promossa dal Circolo Italsider nel 1981. In quella circostanza furono esposte ben 500 opere. Per l’occasione il testo critico in catalogo fu redatto dall’artista Remo Brindisi, il quale con il solito piglio mette ben in risalto la poetica dell’artista grottagliese. In proposito egli scrive: “De Giorgio ha riscattato l’autenticità e la realtà significante della sua terra esaltando i valori plastici ed estetici della cultura moderna ed europea, cioè della fonte dell’immagine non più vera e presente nella nostra mente perché viva, perché antica, perché ci ha accompagnato vividamente negli anni della prima infanzia, escono i cavamonti ad immagine di folla, di cavatempio forme barocche, di linee e di punti, di punti e di linee, immerse nel grande giuoco, immaginifico, infondato, inaudito del sogno dell’uomo delle Murge”. 

Emanuele De Giorgio si è spento nella sua casa di Via Viola il 19 agosto del 1983. Lo scrittore e poeta tarantino Nerio Tebano, appresa la notizia della scomparsa di Emanuele De Giorgio, dall’artista Giulio De Mitri, così lo ricorda in una nota pubblicata su “Puglia”: “Emanuele De Giorgio, l’ultimo epigono romantico della linea pugliese della pittura dopo i fratelli Francesco e Raffaele Spizzico, Vito Stifano, il primo Vitantonio Russo, Francesco De Robertis (…) Certo è che con lui scompare il cantore per immagini degli ulivi e delle gravine, dei muri di tufo dei paesi in bilico su colline di argilla nella plastica saldezza della materia e nella spiegata solarità dei paesaggi (…) A Taranto è difficile consacrare valori autentici, ma per sua fortuna Emanuele De Giorgio era considerato un Maestro (…) Caro, indimenticabile De Giorgio, semplice e schivo, te ne sei andato in punta di piedi per non dare fastidio a nessuno (…) Sei stato coerente e fedele a te stesso anche nella morte. Sei voluto uscire dalla scena della vita senza clamore. Ma noi ti ricorderemo lo stesso”. In quello stesso anno, l’Amministrazione Provinciale E.P. T. di Taranto gli dedicò una mostra antologica in cui furono esposte circa 130 opere. Infine, nel 1996, la Provincia di Taranto volle rendere omaggio all’artista, con una grande retrospettiva che si tenne nel Castello Aragonese di Taranto, curata da Silvano Trevisani, dal titolo: Oltre il margine, con Emanuele De Giorgio, pittore e grafico nell’esperienza figurativa del Novecento”. Tra le pubblicazioni dedicate a Emanuele De Giorgio, particolare attenzione merita Arte al Sud tra passato e presente. Emanuele De Giorgio si racconta, a cura di Silvano Trevisani (prefazione di Pierfranco Bruni), edito dal Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, Manduria (Ta) 2008, che propone una interessante autobiografia (incompiuta purtroppo) dell’artista. Interessante la postfazione di Marcello De Giorgio, figlio di Emanuele e Maria Giovanna Petrone, il quale scrive delle pagine significative sulla attività artistica del padre, evidenziandone alcuni aspetti interessanti del processo creativo. L’uomo, egli scrive, “è sempre a monte rispetto all’artista! … l’uomo rapportato all’ambiente. Potrebbe sembrare banale, ma nell’uomo raffigurato da Emanuele De Giorgio c’è la sintesi di quelle che egli riteneva essere le virtù e forse anche le prerogative umane: il lavoro, il sacrificio, la famiglia, l’amore per la natura e la cultura”.